Di che cosa parla il tuo libro? Se sei uno scrittore, questa domanda ti viene posta in continuazione: da amici, parenti, semplici conoscenti… La maggior parte delle volte, la prima risposta è un balbettio, poi un confuso groviglio di informazioni. Insomma, se avessi potuto esprimere quello che avevi da dire in meno di 300 pagine non avresti scritto un libro, giusto?
Sbagliato!
Saper riassumere in poco, pochissimo tempo il contenuto del tuo romanzo è fondamentale per poterne parlare sia con agenti e editori, sia con i lettori. Il pitch è proprio questo: la presentazione di un libro, capace di agganciare chi lo legge o lo sente e di trasmettere un’idea sintetica ma chiara.
Il nome è un’abbreviazione di elevator pitch, così chiamato perché dovrebbe poter essere pronunciato nel tempo di un viaggio in ascensore. Avere sempre un pitch pronto all’uso è una buona abitudine che tutti dovrebbero prendere per essere in grado di spiegare il proprio libro a chiunque lo chieda e non farsi mai cogliere impreparati. Non si può mai sapere quali occasioni arriveranno!
Come si struttura un pitch
Quale che sia il tempo a disposizione per parlare del tuo libro, i primi secondi sono fondamentali per agganciare l’attenzione dell’ascoltatore. Per questo motivo ogni buon pitch dovrebbe cominciare con una logline, un’unica frase capace di esprimere il conflitto fondamentale della storia.
Il mio consiglio è di pensare alla logline fin dalle prime fasi di pianificazione e scrittura del romanzo. Questo perché aiuta a valutare la solidità e la validità della propria idea. Inoltre consente di tenere sempre sotto costante controllo il nucleo, il cuore pulsante del romanzo, che in questo modo sarà più facile da far risaltare attraverso le dinamiche della trama.
Una volta trovata la logline della tua storia, a seconda del tempo a disposizione per presentarla il pitch può proseguire. In linea di massima un pitch, per essere definito tale, non dovrebbe essere più lungo di un minuto. Il suo compito non è sciorinare slogan da fascetta gialla, ma evidenziare i conflitti e dare all’ascoltatore un’idea precisa di setting, genere, target e tema della storia. L’ideale sarebbe fare in modo di suscitare delle domande.
Tutte queste informazioni che il pitch deve veicolare servono sia nel caso in cui si stia parlando con qualcuno potenzialmente interessato ad acquistare i diritti del libro (editore, agente) sia nel caso in cui si stia parlando con un lettore.
Conosci te stesso, il tuo libro e il tuo lettore
Saper preparare un buon pitch è difficile ed è una fase spesso odiata dagli scrittori. Eppure anche questo è un esercizio che migliora la competenza e la consapevolezza degli scrittori. Essere costretto a preparare un pitch significa essere costretto a riflettere su quello che vuoi dire davvero, sul senso più profondo del tuo libro e sull’identità delle persone per cui l’hai scritto. Significa conoscere il tuo genere di riferimento e sapere come il libro si inquadra al suo interno. Avere le idee chiare in merito è basilare per uno scrittore che voglia scrivere per pubblicare.
Fai esercizio
Il modo migliore per diventare un maestro nell’arte di creare pitch è esercitarti. Prepara una logline e una breve presentazione del tuo progetto e prova a raccontarle alle persone che conosci. Familiari, amici, il classico conoscente che ti fa la classica domanda “di che cosa parla il tuo libro?” Come reagiscono queste persone alla tua logline? E al resto della presentazione? Non accontentarti delle risposte di circostanza. Insisti a lavorare sul tuo pitch finché la risposta spontanea non sarà “wow”. A quel punto saprai di aver fatto un buon lavoro.
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1 commento su “Pitch di un libro: che cos’è e perché ti conviene saperlo fare bene?”